Accanto alle scelte metodologiche ci sono altre dimensioni dell’azione didattica che ne influenzano la qualità in rapporto allo sviluppo di apprendimento in chiave socio-costruttivista.
Analizzando il triangolo didattico possiamo infatti individuare alcune dimensioni dell’insegnamento, ovvero alcuni punti di vista privilegiati da cui osservare l’evento didattico:
Sono tutte domande che tendono ad osservare l’insegnamento come evento metodologico, spazio di relazione tra soggetti ed oggetti culturali. In questa prospettiva le diverse metodologie (lezione, apprendimento cooperativo, didattica per problemi, etc.) divengono dispositivi attraverso cui l’insegnante mira a connettere determinati allievi – con le loro esperienze, le loro preconoscenze, i loro stili di apprendimento, etc. – con determinati contenuti culturali, ciascuno caratterizzato da una propria struttura logica e metodologica.
Sono tutte domande che tendono ad osservare l’insegnamento come evento comunicativo, spazio relazionale tra un insieme di soggetti. Si tratta di una relazione asimmetrica, strutturata su ruoli ascritti (insegnante e allievo) differenti per età, status sociale, livello d’esperienza, patrimonio culturale, etc. e, di conseguenza, fondata su una distribuzione diseguale del potere, con l’insegnante in posizione “up” e l’allievo in posizione “down”. La qualità della relazione didattica, pertanto, non si gioca tanto nel renderla simmetrica, in quanto snaturerebbe le sue caratteristiche strutturali, quanto nel grado di flessibilità con cui viene gestita l’interazione di tipo asimmetrico, o complementare, tra insegnante e allievo. Ciò che cambia tra le due situazioni è la maggiore o minore rigidità con cui viene gestita la relazione da parte dell’insegnante, in quanto soggetto a cui è ascritto il governo dell’interazione. Una relazione flessibile implica, ad esempio, situazioni in cui si possa trascendere la complementarietà e superare dinamiche relazionali stereotipate (ad esempio condividendo esperienze che oltrepassano la relazione insegnante-allievo tipica della dinamica d’aula), possibilità di variare i setting relazionali entro cui sviluppare la comunicazione didattica (attività di laboratorio, situazioni extrascolastiche, confronto aperto, etc.), occasioni di sviluppo di una responsabilità condivisa nella gestione della relazione attraverso un potenziamento dell’autonomia dell’allievo, forme di valorizzazione dell’allievo e di considerazione del suo punto di vista. La qualità della relazione comunicativa tra insegnante e allievo si misura, quindi, in rapporto al grado di flessibilità con cui l’insegnante gestisce la dinamica di interazione strutturalmente asimmetrica con i propri allievi.
Sono tutte domande che tendono ad osservare l’insegnamento come evento organizzativo, in quanto contesto specificamente dedicato all’apprendimento.
Il setting formativo è costituito dall’insieme delle variabili che definiscono il contesto entro cui si svolge la relazione formativa. Tra i più significativi possiamo ricordare:
La modalità di gestione dei fattori indicati, infatti, incide fortemente sui significati dell’esperienza formativa e sulle valenze emotive ed affettive che tale esperienza assume per i diversi attori; pensiamo a quanto sia differente lavorare in un’aula con i banchi separati e disposti in file, piuttosto che a ferro di cavallo o disposti a piccoli gruppi…
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
M. Castoldi, Didattica generale, Firenze, Mondadori Education, 2010.